Distorsione alla caviglia: elementi da considerare e approccio terapeutico con tecar
Gli infortuni legati alla distorsione alla caviglia sono comuni e spesso, se trascurati o non trattati con il corretto approccio terapeutico, possono generare ripercussioni di lungo termine specialmente per chi pratica sport.
In questo articolo partiamo da una breve analisi epidemiologica ed eziologica per arrivare ad un’ipotesi di trattamento attraverso la terapia fisica strumentale (dispositivo tecar T-Plus).
Come capita per quasi tutte le analisi epidemiologiche degli infortuni, i numeri statistici riguardo alle articolazioni della caviglia variano a seconda delle fonti a cui si fa riferimento.
In questa sede ne abbiamo presi in considerazione 5 di cui riassumiamo qui i findings principali.
A livello epidemiologico:
- Il 16% degli infortuni sportivi interessa il distretto della caviglia (1).
- L’84% delle lesioni alla caviglia sono di tipo distorsivo (1).
- La caviglia destra è più comunemente lesionata (58%) rispetto a quella sinistra (42%) (3).
- La prevalenza maggiore di casi di distorsione alla caviglia si registra tra i 10 ei 19 anni (4).
- I maschi tra i 15 ei 24 anni hanno tassi più elevati di distorsione alla caviglia rispetto alle loro controparti femminili (4).
- Le donne di età superiore ai 35 anni hanno tassi più elevati di distorsione alla caviglia rispetto ai loro omologhi maschi (4).
- Circa la metà di tutte le distorsioni della caviglia si verificano durante l’attività sportiva (4).
In un’indagine epidemiologica sulla distorsione della caviglia condotta a Hong Kong (5):
- Il 73% di tutti gli atleti aveva una distorsione alla caviglia ricorrente
- Il 59% di questi atleti presentava una disabilità significativa e sintomi residui che portavano alla compromissione delle loro prestazioni atletiche.
Per quanto riguarda le fratture della caviglia (2):
- Al di sotto dei 50 anni, le fratture della caviglia sono più comuni negli uomini. Sopra i 50 anni è più comune nelle donne.
- Incidenza complessiva di 107 fratture per milione all’anno (in uno studio di un anno).
- La causa principale della frattura è la caduta (87%) a terra, a stella o dall’alto.
- 55% da attività sportive, ludiche o ricreative.
- Quasi 1/3 dei casi avevano come causa superfici scivolose o erano in stato di ebbrezza.
- Quasi la metà dei pazienti vengono ricoverati dopo l’infortunio
Da una prima analisi si potrebbe dire che instabilità, fattori demografici e ambientali contribuiscono ad aumentare il rischio di infortunio alla caviglia.
Solo il 55% delle distorsioni ha origine da eventi sportivi o ludici. Ciò significa che una buona parte di essi avviene in circostanze in cui si può trovare anche chi non pratica sport abitualmente.
In ambito professionistico balza all’occhio l’altissima percentuale di atleti che una volta subito l’infortunio stenta a recuperare totalmente le prestazioni atletiche precedenti e che la quasi totalità si infortuna in modo ricorrente. Possiamo aggiungere che nel 90% dei casi la distorsione è di tipo laterale con danni di primo o secondo grado (raramente di terzo grado) mentre il resto della casistica è di tipo mediale. Per questa seconda categoria il decorso riabilitativo è tipicamente più complicato.
Il processo riabilitativo della distorsione alla caviglia post infortunio gioca un ruolo fondamentale nel determinare eventuali ripercussioni post traumatiche e i tempi di recupero sono fondamentali. Minor tempo di recupero è tipicamente correlato a un minor rischio di ripercussioni a lungo termine.
A quali rimedi è possibile ricorrere per un approccio terapeutico alla distorsione di caviglia?
Molto spesso ci si limita ad apporre del ghiaccio, sollevare l’arto e comprimere la zona per limitare l’insorgenza di edema diffuso, ma questo rappresenta un approccio relativamente limitato che può dare benefici solo nelle prime ore post infortunio e soprattutto possono esserci dei side effects nel prolungato utilizzo del freddo. Recenti studi hanno infatti evidenziato come un eccessivo utilizzo di ghiaccio possa ridurre la capacità dei capillari linfatici di riassorbire l’edema e, allo stesso tempo, genera fenomeni di vasocostrizione che possono limitare l’apporto di nutrimento ai tessuti che devono essere riparati.
Anche il timing con cui vengono effettuate le diverse azioni terapeutiche è un altro elemento fondamentale da tenere in considerazione. In una meta-analisi del 2017 riguardo ai trattamenti utili in caso di distorsione di caviglia Cailbhe Doherty et al. hanno evidenziato forti evidenze che la mobilizzazione precoce sia uno dei fattori più importanti della riabilitazione.
Uno degli ostacoli alla mobilizzazione precoce è proprio il dolore e la limitazione articolare che spesso sono associate alla distorsione di caviglia nei primi giorni post trauma.
I passaggi fondamentali sono quindi: tenere sotto controllo la reazione infiammatoria, limitando l’accumulo di edema e la stasi circolatoria, favorire il micro-circolo e la rigenerazione del tessuto funzionale e favorire l’esercizio controllato precoce.
Come possiamo risolvere una distorsione alla caviglia con un approccio terapeutico che include tecar T-Plus?
La manovra d’azione è spesso limitata dalla possibilità di applicare strumenti di terapia fisica nelle fasi precoci in quanto spesso questi tendono a generare incrementi termici controindicati nelle fasi acute degli infortuni.
T-Plus è un dispositivo tecar operatore dipendente che permette di ridurre il volume dell’edema e il dolore già nella fase acuta dell’infortunio. Questa caratteristica permette al terapista di arrivare a poter mobilizzare l’articolazione precocemente senza dolore. Nella fase più avanzata dell’infortunio è possibile anche agire sulla visco-elasticità del tessuto per promuovere ulteriormente il miglioramento del range articolare.
Il dispositivo medico è di fondamentale utilità in tutte le fasi riabilitative post infortunio permettendo all’operatore di scegliere in modo preciso le quantità di energia da trasferire al tessuto nelle diverse fasi del programma riabilitativo: da pochi joule al secondo nella fase più acuta fino a decine di KiloJoule in una sessione di pochi minuti con effetti termici superficiali praticamente annullati.
Un esempio di trattamento per la distorsione alla caviglia con approccio terapeutico che combina tecar e terapia manuale
Un programma applicativo tipico per una distorsione di caviglia è costituito da 3 a 6 sedute.
Ecco un esempio di trattamento per la prima seduta:
- Fase 1: Vasodilatazione prossimale a livello dei gemelli con capacitivo ipertermico senza crema conduttiva. 300 VA per 5’.
- Fase 2: Drenaggio sulla porzione di tessuto interessato da edema, con elettrodo capacitivo ipotermico a 20VA per 15 minuti.
A partire dalla terza seduta, una volta che l’edema e il dolore si sono ridotti sensibilmente il trattamento evolve in funzione delle nuove necessità del tessuto introducendo una fase dedicata alla rigenerazione tissutale attraverso un elettrodo resistivo applicando una quantità di energia precisa per promuovere lo stimolo senza incrementare la temperatura del tessuto.
Modalità e zona di applicazione impattano in modo significativo sull’esito del trattamento.
Per approfondire questo e altri tipi di trattamenti inerenti al distretto della caviglia iscriviti al prossimo webinar live del 17 Aprile!
1 – Fong, D. T., Hong, Y., Chan, L., Yung, P. S., & Chan, K. (2007). A Systematic Review on Ankle Injury and Ankle Sprain in Sports. Sports Medicine, Volume 37, 73-94.
2 – Jensen, S. J., Andresen, B. K., Mencke, S., & Nielsen, P. T. (2009). Epidemiology of ankle fractures: A prospective population-based study of 212 cases in Aalborg, Denmark. Acta Orthopaedica Scandinavica, Volume 69, 48-50.
3 – Luciano, A. P., & Lara, L. C. R. (2012). Epidemiological study of foot and ankle injuries in recreational sports. Acta Ortopédica Brasileira, Volume 20(6), 339-342.
4 – Waterman, B. R., Owens, B. D., Davey, S., Zacchilli, M. A., & Belmont, P. J. Jr. (2010). The epidemiology of ankle sprains in the United States. The Journal of Bone and Joint Surgery. American Volume, Volume 92 (13), 2279-84
5 – Yeung, M. S., Chan, K., So, C. H., & Yuan, W. Y. (1994). British Journal of Sports Medicine, 28 (2), 112–116.
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